ETF Bitcoin: quando e come

ETF Bitcoin: quando e come

di 9 febbraio 2018 0 commenti

L’esordio degli ETF Bitcoin è molto più vicino e probabile di quello che i media vogliono farci sapere. D’altronde, la cooptazione della criptovaluta nei mercati regolamentati è già iniziata con l’emissione dei primi futures nei mercati di Chicago (CBOE e CME).

Tuttavia, la questione è molto complessa e ruota attorno a molti fattori, non ultimi il profondo scetticismo dimostrato di recente dalla SEC, l’organismo di vigilanza degli Stati Uniti (l’analoga a stelle-e-strisce della italiana Consob). In questo articolo parleremo proprio degli ETF sui Bitcoin, riflettendo sulle probabilità di una loro emissione e ragionando sulle possibili conseguenze nel mondo delle criptovalute.

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ETF Bitcoin: il parere della SEC

La SEC è l’unico organismo che, almeno negli Stati Uniti, può autorizzare l’emissione di ETF da parte delle società specializzate. Ebbene, dopo un silenzio durato mesi, durante il quale le voci di possibili ETF hanno percorso in lungo e in largo la rete e suggestionato gli investitori, la Securities and Exchange Commisson ha risposto ufficialmente a due società che nei giorni scorsi hanno inoltrato una richiesta ufficiale. Lo ha fatto per bocca di Dalia Blass, direttrice della divisione Investment Management. Il parere è risultato negativo: la SEC ha chiuso – per ora – le porte all’emissione di ETF sul Bitcoin. Il motivo è semplice: l’asset non è in grado di offrire le debite garanzie. Secondo Dalia Blass sono tre le principale criticità.

Liquidità. Il Bitcoin è estremamente volatile, quindi il rischio di crash – la cosiddetta esplosione della bolla – è più che vivido. Gli ETF quindi non godrebbero, potenzialmente, delle coperture necessarie.

Pericolo hackeraggio. I Bitcoin non sono sufficientemente sicuri. La tecnologia non garantisce l’immunità dagli attacchi informatici, i quali si concretizzerebbero in veri e propri furti di valuta. Questi timori sono fondati? Il cielo del Bitcoin è per ora sgombro da questo punto di vista. Certo, il recente maxifurto di 500 milioni di dollari in NEM (criptovaluta diffusa in Giappone) non gioca a suo favore.

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Incertezza sui fork. SEC guarda con sospetto anche le fork, dal momento che i meccanismi di sdoppiamento della criptovaluta non sono ancora chiari e pongono in essere il rischio, per gli investitori, di trovarsi tra le mani una valuta diversa da quella che hanno acquistato.

C’è da dire che la SEC non ha chiuso le porte definitivamente. Ha semplicemente dichiarato che prenderà in considerazione l’autorizzazione agli ETF Bitcoin solo quando risolverà le sue criticità. Dunque, la domanda da porsi è: questi problemi sono risolvibili? E’ ancora presto per dirlo, ma ci sarebbero elementi per manifestare un po’ di ottimismo. Per quanto riguarda la volatilità, fonte delle riserve della SEC lato liquidità, sarà comunque il tempo a dare una risposta. Certamente, il processo di istituzionalizzazione e di regolamentazione che iniziato dopo l’emissione dei futures sembra in grado di inserire il Bictoin in un percorso di stabilizzazione.

Sul fronte hacker, di contro, ci sono maggiori incertezze. Va detto, però, che la tecnologia delle blockchain è ancora immatura, e non può fare altro che migliorare. E’ lecito pensare, quindi, che in futuro il problema verrà risolto o completamente ridimensionato.

Infine, le fork. E’ vero: la community di sviluppatori è ancora divisa in merito, ma questo è, nella fase attuale, un elemento dialettico potenzialmente fecondo, più che una criticità. Ora, la community ha dimostrato negli ultimi tempi di essere capace di ricompattarsi quando necessario (come attesta la nascita di Bitcoin Cash e Bitcoin Gold). Anche qui, è lecito pensare che, quando sarà veramente necessario, gli sviluppatori sapranno dare una risposta ai timori della SEC.

Dunque, probabilmente prima o poi assisteremo all’emissione di ETF sui Bitcoin. Anche perché il processo di istituzionalizzazione si è messo in moto. Proprio questo è l’indizio più importante, per chi cerca rassicurazioni circa l’esordio della criptovaluta nel mercato degli Exchange Trade Funds. E’ di questa idea, per esempio, Alexander Kravets, co-fondatore di xtrade.

E’ stato sempre Kravets, dalle pagine di Coin Telegraph, ad approfondire l’argomento e riflettere sulle conseguenze di un lancio di ETF Bitcoin. Secondo l’esperto, infatti, si apprezzerà l’entrata in scena in massa degli investitori istituzionali, galvanizzati dalla possibilità di investire su una criptovaluta e rimanere, al contempo, nell’alveo dell’investimento regolamentato. Di conseguenza, il Bitcoin, e in generale tutte le valute virtuali, sarebbero coinvolte in un forte rally di quotazioni.

Alexaner Kravets ha dichiarato inoltre che gli spazi per i guadagni ingenti ci sono tutti, almeno a giudicare dalle performance degli hedge fund che stanno investendo su asset legati a Bitcoin e soci. Si parla di tassi di crescita pari a migliaia di punti percentuali.

Ad ogni modo, l’esperto ha smorzato un po’ di entusiasmi facendo riferimento all’attuale rapporto tra investitori istituzionali e Bitcoin. Un rapporto molto freddo: la loro presenza tra i futures della criptovaluta è ancora troppo scarsa.

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